Chanel investe ancora una volta nel Made in Italy, e per la prima volta nel settore denim. La casa di lusso ha messo gli occhi su FashionArt SpA , suo fornitore storico, specializzato nella produzione di jeans e capi in denim di alta gamma, oltre che di tessuti per borse e scarpe. Il brand ha confermato di prendere una quota del 60% nella società, senza rivelare l’importo dell’operazione.
Da quindici anni Chanel fa realizzare i suoi capi in denim da questa manifattura veneta, a Limena, vicino a Padova. FashionArt annovera tra i suoi clienti, oltre alla griffe francese, alcuni grandi nomi del lusso da Louis Vuitton a Burberry, ma anche alcuni giovani designer, che continuerà a fornire. Tuttavia, è con Chanel che il fondatore Andrea Rambaldi ha stretto i legami più forti, da quando ha creato FashionArt quando ha iniziato a lavorare per la maison di Rue Cambon.
Ingegnere chimico, figlio di un tintore e madre sarta, mentre lavorava nel commercio di lavatrici industriali, incontra nel 2007 Karl Lagerfeld al quale presenta alcuni campioni nati dalle sue personali sperimentazioni sulla tela blu. Il leggendario direttore creativo di Chanel lo ha messo alla prova chiedendogli di disegnare un paio di pantaloni in denim “che evocassero i colori della nebbia mattutina inglese” per la collezione Métiers d’art 2007/08 Parigi-Londra. “FashionArt è nato con questo primo pezzo sbiadito con pennellate torbide fatte a mano”, dice la casa.
Fondata nel 2008, l’azienda impiega oggi 38 persone e collabora con 15 partner altamente qualificati situati all’interno del suo perimetro geografico, che gestiscono la produzione dei capi, mentre gestisce internamente l’intero ciclo di sviluppo, compresa la preparazione dei modelli o il grading e cucitura di prototipi, disponendo di due edifici di 2.500 mq. Riconosciuta per la sua competenza nel denim, FashionArt ha investito molto nella ricerca tecnologica e nello sviluppo sostenibile. È certificata GOTS (Global Organic Textile Standard) così come tutta la sua filiera esterna.
Come spiega Chanel, per descrivere l’expertise della manifattura, “piuttosto che il metodo tradizionale che parte dalla stampa del tessuto, gli artigiani di FashionArt realizzano prima il capo. Viene quindi tagliato e, a seconda degli effetti desiderati, viene passato attraverso l’abrasione a base di polvere, il taglio laser, la stampa 3D di motivi, la lavorazione con jacquard, l’aggiunta di ricami o uno sprone di tweed. L’ultimo passaggio consiste nel riassemblare meticolosamente l’indumento alla sua forma originale.
Il numero delle case attive nell’artigianato e nella manifattura acquisite dal gruppo del lusso dal 1985 è ora di quarantadue, con dodici case d’arte e trenta manifatture. FashshionArt è la decima azienda italiana ad entrare nel gruppo. Il colosso parigino ha, infatti, nella penisola i tre calzaturifici Roveda, Gensi e Nillab Manifatture (Calzaturificio Ballin), il piemontese produttore di filati e tessuti fantasia Vimar 1991, i due pellettieri Mabi International e Renato Corti, i due concerie Samanta e Conceria Gaiera Giovanni, nonché il calzificio Paima
Denim italiano di fascia alta